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Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2014 alle ore 11:31.
L'ultima modifica è del 21 maggio 2014 alle ore 19:39.

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Beninteso: nulla di ufficiale. Ufficiosamente, però, le soglie che determineranno la vittoria o la sconfitta di ciscun partito ci sono. E peseranno sui futuri assetti all'interno dei partiti. Oltre che, in una certa misura, sul destino del governo e della legislatura.

Il Pd vince se supera di 4-5 punti il M5S
Renzi non lo ha messo nero su bianco, ma nei conversari con i suoi stretti collaboratori ha posto un'asticella: avremo superato la prova europee a pieni voti se avremo preso 4-5 punti in più di Grillo. Il premier non si spinge a porre una vera e propria e soglia. Anche se confida che in questa tornata il Pd possa arrivare a una percentuale con il 3 davanti: dunque almeno un 30 per cento. Resta, ovviamente, il punto di riferimento costituito dal risultato di Pier Luigi Bersani alle politiche dello scorso anno: quel 25,43%, in calo rispetto al 26,12% delle europee 2009, che fu considerato alla stregua di una sconfitta anche perché non bastò a classificarsi come primo partito ma come secondo. Adesso il premier lo dice chiaro: «Dobbiamo diventare primo partito». Dunque, al di là dei commenti di convenienza post voto, vera vittoria per il Pd sarà solo se otterrà l'oro del primo posto e, in secondo luogo, se riuscirà a distanziare cospicuamente il movimento di Grillo.

Quota 25 per Grillo
Il numero magico per Beppe Grillo è invece il 25. Anche lui si guarda bene dal fare numeri, ma è chiaro che il Movimento cinque stelle non potrà dirsi vittorioso se non replicherà almeno quel 25,56% di voti che lo scorso anno alle politiche ne decretò l'affermazione come primo partito. Se il comico genovese dovesse superare quest'asticella potrebbe già intestarsi una vittoria. Ma se, per di più, dovesse classificarsi nuovamente primo partito e magari distanziare anche i Democratici, lo scenario sarebbe da vero e proprio boom. Con esiti di peso non tanto sullo scacchiere europeo dove i partiti "populisti" e antieuro non fanno rete, quanto sul piano nazionale. Grillo infatti ha già promesso: vinceremo, marceremo sul Colle e andremo a votare per le politiche.

Per Fi soglia minima del 18%
Per Silvio Berlusconi, che in questa tornata non sembra aspirare a risultati particolarmente ambiziosi, lo spartiacque è fissato al 18 per cento. Sotto questa soglia Forza Italia, che ha preso il 21,56% alle politiche 2013 e il 35,26% alle europee 2009, sarebbe considerata un partito alla deriva. E qualcuno pensa a una possibile mossa a sorpresa dell'ex Cavaliere, pronto a quel punto per far scendere in campo la figlia Marina. Al contrario, se gli azzurri dovessero centrare l'obiettivo del 20%, contrariamente a quanto dicono i sondaggi delle ultime ore, il leader Fi uscirebbe notevolmente rafforzato dal voto. Difficile per lui riuscire ad eguagliare la performance dello scorso anno quando, seppur in calo, il partito non aveva ancora subito la scissione dell'Ncd e le traversie legate all'allontanamento dell'ex premier dal Senato.

I piccoli e la lotta per superare lo sbarramento
C'è infine una soglia, più bassa ma relativamente più importante delle altre. Questa sì ufficiale: è lo sbarramento del 4%, necessario per la sopravvivenza a Bruxelles. Anche questa avrà tuttavia riflessi interni. Vi guardano con apprensione l'Ncd di Alfano, l'Fdi di Meloni e non solo. I sondaggi dicono che questi partiti dovrebbero superare la prova. Ma saranno le urne a dire l'ultima parola. In particolare, il peso di Ncd che è al suo "battesimo" elettorale servirà - se il risultato sarà positivo - a rafforzare la compagine governativa. Al contrario, se la percentuale dovesse essere molto bassa, potrebbe influire negativamente sull'allenza di governo. Che già in Senato può contare su numeri non robusti.

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